Soffiata a Sofia by Gérard De Villiers

Soffiata a Sofia by Gérard De Villiers

autore:Gérard De Villiers [Villiers, Gérard De]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-03-28T13:33:21+00:00


12

Malko si voltava ogni volta che il vecchio addetto al guardaroba apriva la porta per fare entrare qualche nuovo cliente. Il bar del Vitosha era l’unico posto allegro di tutta Sofia. Dalle dieci in poi i clienti facevano la coda per potersi sedere nella penombra di uno degli scomparti sopraelevati che circondavano il banco. Alcune prostitute in anticipo sull’orario aspettavano davanti alla loro mastica e alcuni innamorati approfittavano della quasi totale mancanza di luce per abbandonarsi alle loro effusioni. Per col-mo dell’orrore, il cameriere aveva portato a Malko della pessima vodka di fabbricazione americana e l’acqua tonica in bicchieri separati, secondo l’uso russo.

Erano le sette e mezzo e Kurt Morell non si era ancora visto.

Malko aveva telefonato all’ambasciata e a casa del tedesco. Non aveva risposto nessuno. Per distrarsi cercò di interessarsi al panorama esterno.

Era calata la notte già da cinque ore e non si vedeva molto attraverso le grandi finestre del bar.

Malko guardò l’orologio per la centesima volta. Se per le otto meno un quarto Kurt Morell non fosse arrivato, sarebbe andato lui a casa sua. Il tedesco poteva avere avuto un contrattempo, magari un guasto alla macchina, che gli aveva impedito di andare al Vitosha. Forse aveva telefonato, ma non c’era da fidarsi del centralino dell’albergo. E di lì a mezz’ora scarsa Malko aveva appuntamento in via Bago Kiro con Emil Borovo. In teoria, per consegnargli il passaporto.

Ai tre quarti esatti, Malko si alzò e corse in camera sua a prendere il cappotto e la pistola. Aveva consultato la pianta di Sofia e sapeva che non avrebbe avuto alcuna difficoltà a ritrovare l’edificio in cui abitava Kurt Morell. Che cosa poteva essere accaduto?

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Di notte il grattacielo dei diplomatici, sperduto in mezzo agli spiazzi incolti, era particolarmente lugubre. La carcassa della Mercedes canniba-lizzata era ancora là. Malko entrò nell’atrio e fu subito bloccato dalla miliziana che gli chiese dove andava. Constatato che era straniero lo lasciò passare. Nell’ascensore pioveva ancora! Pareva di essere in una casa popolare per immigrati… I corridoi erano illuminati da lumicini giallognoli, l’-

intonaco si scrostava dappertutto.

Il corridoio del sedicesimo piano era buio come un forno. Un’assordante musica pop faceva tremare le pareti. Arrivato davanti alla porta del tedesco, Malko si rese conto che la musica veniva da lì.

Suonò, poi bussò alla porta parecchie volte. Non sapeva se il tedesco viveva solo. Poteva essersi dimenticato di spegnere la radio. Comunque, non era in casa. Forse stava attendendo Malko al Vitosha… Malko ridiscese e il donnone alzò appena gli occhi dal giornale. Risalì in macchina, mise in moto, accese i fari, ma non partì verso il Vitosha. Doveva prima controllare una cosa. Girando intorno all’edificio trovò l’ingresso del garage sotterraneo. Tutte le macchine avevano la targa gialla dei diplomatici. Ognuna aveva il suo posto numerato. Lo spazio riservato al sedicesimo piano era in fondo. C’erano tre macchine: una sul posto numero 1604. Una BMW come quella del tedesco, targata XXX 835. Il numero corrispondeva. Dallo zero al mille erano gli occidentali. Le altre due auto che si trovavano in quell’-

area avevano i numeri 1765 e 1264.



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